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La fantaBibbia
di Emilio Spedicato

Cinquant'anni fa usciva "Mondi in collisione" dove Immanuel Velikovsky dimostra come e perché alcuni eventi catastrofici dell'Antico Testamento siano realmente avvenuti

Mezzo secolo fa appariva Mondi in collisione di Immanuel Velikovsky, libro ricchissimo di riferimenti bibliografici, dove l'autore sosteneva, con ampiezza di argomentazioni, la veridicità di alcuni fatti catastrofici descritti nella Bibbia. Il libro fu un best seller negli Stati Uniti nel 1952 e apparve in sintesi anche sul Readers Digest, ivi compresa l'edizione italiana dal nome Selezione. Il grande successo di pubblico fu dovuto a vari fattori, in parte connessi al clima postbellico caratterizzato da un risvegliato interesse per le tradizioni religiose e da sentimenti critici nei confronti di una scienza che aveva portato all'arma atomica e al rischio di un conflitto nucleare. Contribuì anche la pubblicità fornita dalla radicale opposizione da parte del mondo accademico ufficiale, con la minaccia, andata in porto, di boicottaggio della casa editrice McMillan da parte degli astronomi guidati da Shapley. Un autore che susciti le ire degli accademici, i quali tendono semplicemente a ignorare chi proponga idee in contrapposizione con le loro, è una rarità. Il libro fu seguito nel giro di alcuni anni da altri non meno rivoluzionari, relativi alla geologia terrestre e alla cronologia della storia antica, con conseguente revisione di vari capitoli del passato. Su Velikovsky c'è stato ampio dibattito nel mondo anglosassone (Usa, Canada, Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda). Poca l'attenzione nel mondo latino, forse a causa del minore interesse in questi Paesi per le tematiche di tipo biblico. Dobbiamo comunque ricordare per l'Italia, come Velikovsky sia stato valutato positivamente sia dal grande matematico Bruno de Finetti, che dallo storico della scienza Federico Di Trocchio, che gli ha dedicato un ampio capitolo del suo libro Il Genio incompreso.
Velikovsky nacque nel 1895 a Vitebsk, in Russia, città dove abitavano molti ebrei e dove nacque anche Chagall. Il 1895 era l'anno in cui Freud iniziava a scrivere L'interpretazione dei sogni, in cui Roentgen scopriva i raggi X, e in cui, il 10 giugno, giorno della nascita di Velikovsky, Herzl scriveva nel suo diario "riprendo in mano il filo rotto della tradizione del mio popolo: lo porterò alla Terra promessa". Da Vitebsk la famiglia si trasferì a Mosca, dove il padre ebbe grande successo nel commercio e divenne uno dei leader e finanziatori del movimento sionista. Fu tra coloro che organizzarono l'acquisto di terreni in Palestina da cui nacquero i primi kibbutz. Immanuel fece studi classici, eccellendo in matematica, imparando numerose lingue e laureandosi in medicina. Uscì dalla Russia rivoluzionaria con un viaggio avventuroso sistemandosi a Berlino, dove sposò Elisheva Kramer, brillante violinista e pianista. Divenne editore della rivista Scripta Universitatis atque Bibliotecae Ierosolymitarum, la cui sezione di matematica e fisica era curata da Albert Einstein, e che fu il nucleo culturale da cui sorse poi l'Università Ebraica di Gerusalemme. Dal '24 al '39 visse in Palestina; del '30 è un suo lavoro in cui, per la prima volta nella letteratura, si ipotizza che l'epilessia sia caratterizzata da encefalogrammi patologici. L'interesse di Velikovsky per una reinterpretazione della storia antica nacque dalla lettura dell'opera di Freud Moses and Monotheism. In alternativa alla tesi allegorica di Freud, Velikovsky concepì l'idea che il faraone Akhnaton fosse la figura reale dietro la figura mitica di Edipo. Tale idea diede origine al libro Oedipus and Akhnaton, pubblicato nel 1960, dove gli straordinari parallelismi fra i dati storici su Akhnaton e i dati della tradizione greca su Edipo sono sviluppati nel contesto di una datazione di Akhnaton ben più recente di quella di Mosè, anzi più recente di quella di Salomone: il Nono secolo aC, poco prima della conquista dell'Egitto da parte degli Assiri, tema questo di una delle sue opere ancora non pubblicate, The Assyrian Conquest. Nel 1940 Velikovky concepì l'idea di una grande catastrofe naturale al tempo dell'Esodo, interpretando quindi i fenomeni descritti nella Bibbia come le dieci piaghe in termini di eventi catastrofici di origine extraterrestre. La scoperta della descrizione di eventi simili in una fonte egiziana, il papiro Ipuwer, lo convinse della validità dell'idea, spingendolo ad abbandonare l'attività di psichiatra per lo studio di fonti antiche e di autori moderni in relazione al suo approccio catastrofico. Mondi in collisione fu il risultato di dieci anni di ricerche nelle grandi biblioteche della East Coast (all'inizio della seconda guerra mondiale si era trasferito definitivamente a Princeton).
A Princeton Velikovsky ristabilì contatti amichevoli e frequenti con Einstein, con lunghe ore di discussione su temi astronomici e storici, inframmezzate da sedute musicali, dove il violinista Einstein era accompagnato al pianoforte da Elisheva. La storia dei suoi rapporti con Einstein è contenuta in uno dei libri ancora non pubblicati. Durante gli anni Cinquanta e parte dei Sessanta, Velikovsky fu persona non gradita nelle università americane. Tuttavia dopo che le prime missioni spaziali confermarono in modo spettacolare alcune sue previsioni sul sistema solare, fu invitato a tenere conferenze in varie università; straordinario fu il successo ottenuto a Harvard e alla McMaster. Morì a 84 anni, a Princeton, nel 1979. Mondi in collisione fu pubblicato negli Stati Uniti da McMillan nel 1950 e a partire dall'anno successivo da Doubleday, cui erano stati trasferiti i diritti di pubblicazione, dopo che Shapley aveva fatto obliquamente osservare alla McMillan che il suo ruolo di importante editore accademico nel campo astronomico era minacciato dalla continuata presenza fra i suoi titoli del libro di Velikovsky.
Mondi in collisione parte dall'ipotesi che gli eventi di natura chiaramente catastrofica descritti nella letteratura antica, e in particolare nella Bibbia, siano fenomeni effettivamente accaduti, la cui spiegazione non può essere data in un contesto puramente terrestre e va quindi attribuita a interazioni fra il pianeta Terra e corpi extraterrestri. Analizza in particolare due eventi catastrofici - il primo associato all'Esodo, il secondo all'assedio di Gerusalemme da parte di Sennacherib, avvenuto qualche anno dopo che Sargon II aveva conquistato e deportato le dieci tribù di Israele. Ipotizza quindi che gli agenti extraterrestri delle due catastrofi siano stati nel primo caso il pianeta Venere, nel secondo caso il pianeta Marte, pianeti allora in orbite diverse da quelle attuali, più ellittiche, e reduci da precedenti interazioni con i grandi pianeti del sistema solare. Con l'ultima catastrofe le orbite dei due pianeti sarebbero state infine circolarizzate e sarebbe terminato per il pianeta Terra il periodo catastrofico, dove i pianeti costituivano una effettiva minaccia, dove l'astrologia era quindi una forma di scienza basata sullo studio di una realtà diversa del sistema solare. Il libro contiene prevalentemente riferimenti alla letteratura classica e mitologica e riferimenti di tipo solo qualitativo alle correnti teorie scientifiche. Pur non contenendo alcuno sviluppo quantitativo - e un trattamento quantitativo degli scenari proposti sarebbe anche oggi probabilmente al di là della capacità di calcolo - contiene alcune affermazioni critiche nei confronti degli scenari astronomici tradizionali, dove è virtualmente presa in considerazione solo la forza di gravità, trascurando effetti elettromagnetici, sia su grande scala che nel caso di passaggi ravvicinati fra corpi celesti.
Ecco alcuni degli aspetti più importanti del libro di Velikovsky. La rivalutazione del contenuto dei testi antichi, basati secondo Velikovsky su esperienze reali vissute dagli antichi, in un contesto diverso da quello attuale. L'idea che le esperienze descritte nei testi antichi fossero esperienze reali, era comunemente accettata nel mondo occidentale sino all'illuminismo; questo comprendeva in particolare l'idea di catastrofi in periodi a memoria d'uomo, fra cui il Diluvio universale descritto nella Bibbia e in numerosi altri testi antichi. Erano idee accettate da Newton e da Cuvier. Con l'illuminismo le affermazioni contenute nella Bibbia vennero fortemente criticate aprendo la strada all'ideologia cosiddetta dell'uniformitarismo che divenne dominante nell'Ottocento a seguito dei lavori in particolare di Lyell in geologia e di Darwin in biologia: il presente è la chiave del passato, non ci sono catastrofi celesti oggi, non possono essercene state ai tempi di Mosè. A distanza di cinquant'anni da Mondi in collisione possiamo certamente dire che c'è ora una maggiore attenzione da parte degli studiosi nel campo delle scienze naturali nei confronti delle tradizioni catastrofiche antiche. Tale attenzione dipende anche dalla possibilità offerta da strumenti di oggi, non disponibili ai tempi di Velikovsky, di verificare gli effetti di tali eventi nel record geologico e biologico: analisi raffinate dei depositi di polline o altre componenti biologiche nei sedimenti lacustri e oceanici, analisi di sostanze organiche e inorganiche nei carotaggi glaciali, serie dendrocronologiche. Da tali studi è emersa l'evidenza di notevoli variazioni climatiche negli ultimi dodici mila anni, avvenute così rapidamente da essere difficilmente spiegabili in termini di normali processi terrestri. Infine la verifica con la cometa Shoemaker-Levy dei processi di disintegrazione cometale proposti da Velikovsky e da altri neocatastrofisti (Clube e Napier in particolare) e l'osservazione diretta dell'impatto dei frammenti di tale cometa su Giove, hanno reso più consapevoli che il sistema solare è assai più ricco di pericoli di quanto si pensasse cinquant'anni fa.
Velikovsky ha affermato l'instabilità del sistema solare e l'emergenza dell'attuale configurazione orbitale planetare, per quanto riguarda i pianeti Marte e Venere, in tempi assai recenti, storici addirittura. Tale affermazione fu fatta in un periodo in cui il sistema solare era considerato estremamente stabile, in base a considerazioni analitiche approssimate sulla stabilità dei sistemi dinamici n-body e sul modello standard utilizzato per la formazione dei sistemi planetari, di cui quello solare era ritenuto del tutto tipico. Questo scenario è profondamente cambiato a cinquant'anni di distanza, anche se le tesi di Velikovsky circa Marte e Venere sono tuttora ritenute inaccettabili, salvo che da una piccola minoranza di studiosi. L'analisi, fatta con i più moderni e raffinati strumenti analitici dei sistemi nonlineari complessi, ha infatti dimostrato che il comportamento di tali sistemi è generalmente del tipo caotico, imprevedibile a lungo termine e caratterizzato da un'estrema complessità e varietà di configurazioni. Ora si ritiene che, anche trascurando le pur possibilissime interazioni con altri corpi e strutture della galassia, il sistema solare non possa essere studiato indietro nel tempo per più di qualche milione di anni - un fattore circa mille volte inferiore di quanto si pensasse allora. Sono inoltre emerse strutture del sistema solare sia sulle grandi distanze che su quelle dei pianeti interni che allora erano ignorate o di cui non si capiva l'importanza, come la popolazione dei cosiddetti oggetti Apollo/Amor e la fascia di Kuiper (di cui sono stati individuati componenti di considerevoli dimensioni, circa 600 km di diametro). L'osservazione dei pianeti lontani e dei loro satelliti ha individuato tutta una serie di caratteristiche inattese per cui una spiegazione catastrofistica, anche se ovviamente non nei tempi ristretti di Velikovsky, pare essere la più adatta. L'osservazione, sebbene solo parziale, di sistemi planetari extrasolari ha mostrato caratteristiche, dinamiche e strutture del tutto impensate, anzi addirittura considerate prima impossibili (la presenza di pianeti di tipo gioviano o supergioviano vicinissimi alla stella, quando i modelli accettati prevedevano in tale regione solo pianeti di tipo terrestre; o la presenza di pianeti di tipo gioviano in orbite ellittiche).
Con un centinaio di argomentazioni l'astronomo Van Flandern ha ripreso l'ipotesi di Olbers circa l'esplosione di uno o più pianeti nella zona della fascia degli asteroidi, esplosione che avrebbe originato non solo la fascia stessa, ma la maggior parte delle comete e possibilmente Marte stesso, visto quale satellite perduto del pianeta esploso (ultima esplosione datata a circa 3.2 milioni di anni fa). Osservando che la sequenza ultima di glaciazioni sul nostro pianeta inizia anch'essa 3.2 milioni di anni fa, i fisici Woelfli e Baltensperger hanno recentemente proposto una nuova teoria per l'origine di tali glaciazioni, in termini di effetti sull'asse terrestre chiamati true polar wandering (dove i poli geografici si spostano sulla superficie terrestre), dovuti al passaggio ravvicinato di un pianeta, per cui hanno per default preso le dimensioni di Marte. Tali autori hanno scritto le equazioni relative alla dinamica del processo (solo in termini di forze gravitazionali, quelle mareali giocando il ruolo fondamentale) e sono pervenuti alla conclusione che un passaggio sufficientemente ravvicinato può effettivamente spostare i poli anche di 18 gradi, una conclusione simile a quella di Velikovsky. Inoltre hanno calcolato che tale corpo interagente con la Terra, nel passaggio vicino al Sole, si riscalderebbe così tanto da allontanarsi dal Sole come una gigantesca cometa, circondato da un alone di gas caldissimo di oltre un milione di km di diametro… uno scenario perfettamente velikovskiano. Resta tuttavia ancora completamente da provare la possibilità necessaria per il modello di Velikovsky di un arrotondamento delle orbite di pianeti quali Venere e Marte nel giro di pochi secoli, equivalenti a qualche centinaio di rivoluzioni. Che la cosa non sia possibile deve tuttavia essere provato… Ci troviamo pertanto di fronte a scenari del tutto aperti e innovativi circa la ricchezza strutturale e dinamica dei sistemi planetari. Resta quindi molto importante l'idea di Velikovsky di fare ricorso al record testimoniale antico per avere informazioni sulla evoluzione del nostro stesso sistema solare. Velikovsky afferma l'importanza del fattore interazione elettromagnetica nel campo astronomico, in particolare in relazione ai passaggi ravvicinati fra corpi celesti. La forza di gravità resta tuttora quella considerata come unico agente nell'evoluzione dell'Universo dalla maggior parte dei cosmologi, nonostante le autorevoli idee alternative della scuola del premio Nobel Alfven (citato in vari scritti di Velikovsky) sull'importanza delle strutture di plasmi a grande scala. Sono tuttavia emersi molti problemi con l'utilizzo della classica relazione di Newton sulla dipendenza inversa con il quadrato della distanza su scale maggiori di quella dove la relazione fu stabilita in base alle osservazioni di Keplero. Quindi la necessità di introdurre masse oscure o masse mancanti o altre più esotiche strutture, sulle quali sono fiorite centinaia di pubblicazioni, o di ipotizzare una diversa relazione funzionale rispetto alla distanza, o di introdurre nuove forze. Quello del ruolo in astronomia delle forze elettromagnetiche fu tema di numerosi colloqui fra Velikovsky ed Einstein, descritti nel libro di Velikovsky sui suoi incontri con Einstein, disponibile nel sito internet. Sviluppi dell'idea di Velikovsky sull'importanza delle forze elettromagnetiche sono stati compiuti da studiosi che si sono a lui ispirati, fra cui Juergens, Thornhill, Ginenthal, De Grazia e Milton. La ricerca astrofisica standard è un campo ancora off limits, ma ci si possono attendere notevoli sorprese.

Emilio Spedicato insegna Ricerca operativa all'Università di Bergamo

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