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i segreti di un istrione -
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Capitolo 19 - 1979

IL TRIONFO

 

È il 31 marzo 1979. Sono le sei del pomeriggio. Pannella sta parlando da un'ora sul palco del XXI congresso radicale, nell'aula magna dell'università di Roma. Il pubblico è come sempre ipnotizzato. Non vola una mosca. Il capo del Pr ha proposto un'alleanza per le imminenti elezioni con Marco Boato e Mimmo Pinto di Lotta Continua, ha definito Almirante uno "zuavo pontificio", ha elogiato don Baget Bozzo per un articolo, ha discettato sulla nonviolenza. Poi accenna a una marcia pasquale da Porta Pia contro la fame nel mondo, e a una veglia alle Fosse Ardeatine.

Si blocca un attimo con una delle sue sapienti pause retoriche, abbassa la voce e riprende: "Apro una parentesi. Bene, compagni del Pci, preparate una caterva di insulti per chi vi parla. Se non si rifiutano le leggi barbare della guerra, rendeteci conto dei 44 ragazzi altoatesini fatti saltare per aria a via Rasella solo perché portavano un'altra divisa, e per cui sono morti poi i compagni di Gl ed ebrei alle Ardeatine! Non possiamo fare la storia senza questi dilaniamenti interiori e senza dire che se si è barbari e assassini, non è il fatto che la causa sia giusta o meno che ci può affrancare… Se barbari e assassini sono i ragazzi dell'Azione cattolica come Curcio, allora anche Carla Capponi, la nostra Carla, medaglia d'oro della Resistenza per aver messo la bomba in via Rasella, con Antonello, con Amendola e gli altri, debbono ricordare quella bomba…".

Apriti cielo. Il contorto discorso di Pannella viene interpretato in un solo modo dal Pci, anch'esso riunito a congresso in quei giorni a Roma: "Vilipendio contro le forze armate della Resistenza". Per questo reato Giorgio Amendola e Arrigo Boldrini corrono in commissariato a denunciare il "fascista" Pannella. Il quale tre giorni dopo, nel discorso di chiusura del suo congresso, torna sull'argomento: "Radio radicale trasmetterà integralmente i discorsi del compagno Berlinguer, di Amendola e di Lama, e quelli che loro hanno chiamato i miei discorsi fascisti. Così tutti potranno giudicare direttamente dove sia stato il fascismo in questi giorni".

Pannella getta altra benzina sul fuoco: "Ieri sono andato al congresso del Pci con questo loden blu che conoscete, è lì sul tavolo. L'ho comprato in gennaio una sera a Trieste, con una mezza bora, perché crepavo di freddo. E oggi l'Unità scrive che sono andato lì con un mantello nero, come Dracula, a provocare e a farmi cacciare dal congresso urlante… Io ho detto questo: che nel momento in cui il terrorismo induce a disperazione, tutta la storia della violenza va ripercorsa e rivista. E dobbiamo dirci che il terrorismo fa parte della nostra storia, la storia della sinistra, con Dostoievski e il nichilismo. Ricordare che erano sudtirolesi i ragazzi di via Rasella è insultare la Resistenza? Io vorrei portar fiori sulle tombe di quei 40 ragazzi, il cui nome non è scritto da nessuna parte. Allora via Rasella era il modo giusto, tragico e drammatico di affermare i valori socialisti. Ma non è un oltraggio dire che per domani le cose devono essere diverse…".

Commenta Flavio Fusi sull'Unità: "È un delirio sapientemente studiato, sociologismo d'accatto. Gli applausi si levano ogni volta che Pannella abbaia contro il Pci e il "boia torturatore" Togliatti".

Il '79 è l'anno del trionfo radicale alle elezioni politiche ed europee di giugno: un milione e 280mila voti, il 3,7%, più del triplo rispetto al '76. I radicali risultano forti soprattutto nelle città: a Trento e Bolzano superano l'8%, a Roma e Cagliari il 7%, a Milano prendono il 6,9%, a Torino e Udine il 6,7%. Nei quartieri "bene" di Roma e Milano la rosa nel pugno arriva al 12%. In tutte le città del Centro-Nord il Pr è il quarto partito dopo Dc, Pci e Psi. Quattro voti radicali su dieci vengono dagli under 25. E il Pr riesce a intercettare molti dei voti persi del Pci, che cala del 4%.

Vengono eletti alla Camera Pannella, Faccio, Bonino, Mellini, Cicciomessere, Aglietta, Teodori e De Cataldo, gli ex Lotta Continua Boato e Pinto, gli ex psi Aldo Ajello e Franco Roccella, suor Marisa Galli, il radicale milanese Marcello Crivellini, gli ex pci Maria Antonietta Macciocchi e Alessandro Tessari, il giornalista Melega e Sciascia, già consigliere comunale pci a Palermo. In Senato Spadaccia e Stanzani. A Strasburgo vanno Pannella, Sciascia e Macciocchi. "Un'ammucchiata di ex", commenta Gianni Rodari su Paese Sera. "Ma a Pannella sono bastati dieci minuti per convincere Sciascia a candidarsi, mentre non sono bastati a La Malfa alcuni mesi per persuadere Gianni Agnelli", scrive Giorgio Galli su Panorama. E Valter Vecellio: "Quattro fra i maggiori scrittori del nostro tempo, Vittorini, Silone, Pasolini e Sciascia, per un certo periodo della loro vita hanno militato nel Pci. Ma tutti, alla fine, si trovano nel partito radicale".

Sono anche altre le candidature prestigiose calamitate dal Pr nel '79: Adriano Buzzati Traverso, Gianni Vattimo, Alfredo Todisco, Fernanda Pivano, Luca Boneschi, Gianfranco Manfredi, Cesare Baj, Giorgio Albertazzi, Ernesto Bettinelli, Matteo Soccio, Francesco Bortolini, Tinto Brass, Piero Dorazio, Barbara Alberti, Bruno De Finetti, Giancarlo Arnao, Carlo Consiglio, Salvatore Samperi, Riccardo Chiaberge, Pina Grassi, Letizia Battaglia.

All'inizio dell'anno Pannella, come promesso, aveva praticato la "rotazione" di metà mandato, lasciando il proprio posto di deputato a Cicciomessere: gesto piuttosto raro in Italia, quello delle dimissioni. In gennaio il Pr annuncia che raccoglierà le firme per altri otto referendum: contro la legge del '78 sull'aborto, per allargare l'autodeterminazione della donna; contro le centrali nucleari, la caccia, l'ergastolo, i tribunali militari, i reati d'opinione, e per smilitarizzare la guardia di finanza.

Anche il Movimento per la vita di Carlo Casini promette un referendum sull'aborto, di segno opposto. Così le femministe comuniste accusano i radicali di aprire la strada, con le loro provocazioni, alla restaurazione cattolica. Pannella risponde agli uni e alle altre in febbraio, dando inizio a quella che sarà la principale lotta radicale nei sei anni successivi: "Chi è veramente per la vita si impegni contro lo sterminio per fame nel mondo, che fa ogni anno 40 milioni di vittime" .

Forte del primo messaggio di Capodanno del presidente Pertini, che ha incitato a "svuotare gli arsenali e riempire i granai", Pannella chiede al governo italiano di stanziare immediatamente 5 mila miliardi per il Terzo mondo e comincia uno sciopero della fame che durerà 70 giorni. Fonda il Comitato per la vita, la pace e il disarmo: aderiscono Susanna Agnelli, Carlo Cassola, Terracini, Trombadori, Lombardi, Benvenuto, i dc Sarti, Gonella e Bubbico, e poi padre Turoldo, Argan, Eco, Ferrarotti. Da Parigi Sartre, De Beauvoir, Bettelheim, Sollers, Kristeva…

A Pasqua i radicali organizzano una marcia da Porta Pia al Vaticano con diecimila persone e vengono ricevuti da Pertini. Scalfari e Repubblica li appoggiano. Dom Franzoni invece li critica: "Agli affamati non regalare pesce, ma insegna a pescare". Ironizza Ruggero Guarini sul Messaggero: "L'entusiasmante show pasquale dedicato al Bimbo affamato è stato promosso e organizzato dalla rinomata cooperativa "Fede, speranza e vanità", fra i cui soci fondatori figurano Pannella, la Agnelli, papa Wojtyla e il ragazzo Pertini".

In giugno, alla vigilia del voto, sull'Unità Alberto Asor Rosa elenca solenne i Cinque motivi per non votare radicale: "Perché sono antioperai, perché sono borghesi e conservatori, perché fanno solo lotte parziali e non hanno una visione complessiva, perché sono superficiali, e perché sono intolleranti e sopraffattori". Ma dopo la sconfitta elettorale i toni cambiano, e il settimanale del Pci Rinascita dedica addirittura un intero numero speciale ai radicali nel luglio '79. Contiene ben 23 opinioni: l'intellighenzia del Pci è schierata al gran completo. Alberto Abruzzese sostiene che Pannella ha successo perché gioca alla "rivendicazione facile". Baget Bozzo, dopo aver sostenuto l'anno prima che l'alleato naturale del Pr era la Dc, adesso scrive che "radicali e comunisti sono complementari".

Bobbio argomenta che i radicali sono "l'ala libertaria della sinistra". Massimo Cacciari scrive (testualmente): "Le aporie del radicalismo sono quelle di una concezione umanistica che si vorrebbe integrale. Biagio De Giovanni scomoda Adorno e Foucault, mentre Giacomo Marramao scopre che non esiste solo la "contraddizione fondamentale", ma che la "terziarizzazione" ha prodotto anche "domande innovative" soddisfatte dai radicali. Natta, intervistato da Fabio Mussi, rivendica al Pci le vittorie su divorzio e aborto, ma ammette che i radicali hanno "logorato il rapporto del nostro partito con le masse".

Panebianco, unico radicale invitato a dire la sua su Rinascita, sottolinea la polemica del Pr contro le burocrazie statali e di partito. Rodotà, neoeletto deputato della Sinistra indipendente ("Ma con lui ci siamo lasciati 17 anni fa, quando assieme a Giovanni Ferrara, Jannuzzi e Scalfari non ebbe fiducia nella nostra scelta di fare del Pr un partito socialista, laico e libertario", dice Pannella a Panorama), riassume in una frase pannelliana la politica radicale: "Le nostre sezioni sono i tavoli per la raccolta delle firme".

Roberto Roversi ricorda l'ultimo messaggio di Pasolini ai radicali: "Siate sempre irriconoscibili". Nicola Tranfaglia analizza il radicalismo nella stampa italiana del dopoguerra, dal Mondo all'Espresso. A questo proposito Notarianni, due anni dopo sul Manifesto, scriverà: "Le due anime del radicalismo italiano, filiate dallo stesso ceppo, hanno percorso un cammino che è stato di concorde e furibonda discordia. Scalfari ha fatto giornali, Pannella un partito. L'anima scalfariana, sociologizzante e antipolitica, sogna un comunismo confindustriale. Pannella ha dato espressione al momento ideale che gli pareva soffocato dall'economicismo marxista, prediletto dai giornali del suo fratello nemico. Scalfari ha scelto il Pci dopo aver vanamente inseguito i socialisti. Pannella ha cercato nel Psi la sponda per far rinascere il momento libertario della tradizione popolare".

"È un evento culturale e politico della massima importanza": così Umberto Eco definisce sull'Espresso il numero di Rinascita sui radicali. È da lì, infatti, che comincia l'inseguimento comunista delle tematiche libertarie del Pr, con l'inglobamento durante gli anni '80, grazie ai vari Arci-gay o Arci-ambiente, di tutti i nuovi movimenti che il Pci si era lasciato sfuggire negli anni '70, regalandoli ai radicali. Cosicché oggi il Pds è considerato da alcuni come un "partito radicale di massa".

Scrive Eco: "Il messaggio di Rinascita è: "Ci sono molte cose giuste nell'eredità radicale, ma il partito di Pannella non la sa gestire bene; è giunto il momento di farla nostra". Operazione di egemonia, dunque. Ma a che prezzo? È la prima volta che il Pci riconosce così seriamente la validità di un fermento che si svolge alla propria sinistra".

Sullo stesso numero dell'Espresso (5.8.79) c'è anche un dibattito fra Renato Guttuso e Sciascia. Dice quest'ultimo: "Prima delle elezioni per il Pci i radicali erano qualunquisti, fascisti: oggi invece abbiamo 16 pagine di Rinascita sul radicalismo con discorsi molto seri, attenti, anche eccessivamente dotti. Questa fabbrica continua della verità è una delle cose che più m'inquietano dei comunisti". Replica Guttuso: "Dopo il successo del Pr il Pci, che è un partito serio, attento alla realtà delle cose, non ha potuto ignorarlo". Sciascia: "Il radicalismo serve nella morale e nell'arte, più che in politica. Ma in Italia siamo arrivati al punto che la politica è tanto fuori dalla morale che il partito radicale deve occuparsene". Guttuso: "Bisogna modificare le cose, non denunciarle e basta. Ci vogliono i partiti organizzati, non bastano i tavolini delle firme, ci vogliono le sezioni". Sciascia: "D'accordo, un minimo di organizzazione ci vuole. Però io prima delle elezioni dicevo: speriamo che i radicali non vadano oltre il tre per cento, perché se si diventa molti ci sono dei pericoli". Guttuso: "Mi insospettiscono gli uomini con gli occhi azzurri come Pannella".

In agosto, organizzata da Francesco Rutelli, Jean Fabre e Adele Faccio, parte la Carovana del disarmo Bruxelles-Varsavia: trecento radicali su sei pullman vanno a protestare dalla sede Nato in Belgio al quartier generale del Patto di Varsavia. Ma a Berlino Est vengono bloccati dai vopos al Muro e ricacciati indietro. Rutelli fonda la Lsd (Lega socialista per il disarmo), poi assieme allo scrittore Cassola dà vita alla Ldu (Lega per il disarmo unilaterale). Con Cassola, Rutelli fa anche rinascere il giornale antimilitarista L'Asino, inventato da Podrecca all'inizio del secolo.

In pieno agosto il Pr convoca a Roma un'assemblea nazionale, cui partecipano fra gli altri Bruno Zevi, appena dimessosi da preside della facoltà di Architettura a Roma, e Benvenuto. In ottobre Jean Fabre e Bandinelli, consigliere comunale a Roma, si fanno arrestare per aver fumato uno spinello e chiedono la legalizzazione delle droghe leggere. Poi Fabre va in Francia al suo processo per obiezione di coscienza e viene incarcerato. Così al congresso di Genova, in novembre, il Pr si presenta senza segretario. "Tutti i congressisti vadano in Francia in corriera per protesta", propone Pannella. Ma la sua idea viene bocciata dai radicali: è la prima volta che capita.

Sdegnato, il leader abbandona il congresso e se ne va a Parigi. Definisce "lanciatori di merda" gli oppositori Ercolessi e Ramadori, che criticano l'accentramento e l'incipiente professionismo politico del nucleo dirigente radicale romano. L'opposizione sfiora il 50% e impedisce l'elezione a segretario di Giovanni Negri, un 22enne torinese beniamino di Pannella. Alla guida dal partito finisce così il 29enne napoletano Giuseppe Rippa, direttore della rivista Quaderni radicali. Tesoriere è Paolo Vigevano.

Intanto in Parlamento i radicali, assieme ai numerosi deputati "esterni" saliti sull'autobus del Pr, si battono contro i missili atomici Cruise, contro la fame e contro la legge Cossiga antiterrorismo. Melega definisce così in aula i democristiani: "Siete ladri, peculatori, concussori, corruttori, sofisticatori, truffatori, esportatori di valuta, ricattatori, evasori fiscali, famiglia di assassini, complici di esecutori di strage, associati per delinquere". Ne nasce un finimondo.

CR Critica Radicale - 04/01/03 - E-mail: mailto:eclettico@megi.it